Bolzano

April 15th, 2004 by abietto

Illuminante guida alla città di Bolzano

Continuiamo la nostra rassegna sulle città italiane. Stavolta prendiamo in esame Bolzano.

Sono andato a Bolzano a una festa a casa di amici. La cosa che noti principalmente, in queste occasioni, è che le feste a casa di amici a Bolzano sono esattamente come le feste a casa di amici a Milano, tranne che a Bolzano bevono molto di più.

I bolzanesi hanno un patrimonio genetico particolare che fa sì che possano sboccare a comando senza nessun tipo di ritorsione da parte del loro organismo. In questo modo possono passare metà serata a bere come cammelli dei liquidi che hanno un tasso alcolico di un grado inferiore al sangue di Boris Eltsin, quindi fare due passi in strada, sboccare tutto, tornare dentro e continuare sereni come papi a bere come prima.
Se io provassi a fare una cosa del genere mi troverebbero cadavere, completamente disidratato come una delle mummie di Space Vampires (spero di ricordarmi esattamente la fonte), film trash super-culto degli anni ‘80 in cui una gnocca certificata ISO 9002 andava in giro nuda nuda (ricordo una scena memorabile in cui trovano un cadavere e uno fa all’altro: “Gli ha succhiato via tutta l’energia vitale?” e l’altro: “Certo: se gli succhiava solo il cazzo credi che l’avrebbe ridotto così?”. Fantastico).

Bolzano è bellissima, sembra di stare in un padiglione di Gardaland, ma senza Prezzemolo. I panettieri bolzanesi non si chiamano panettieri ma lattai, perché il pane e il latte vengono sempre venduti insieme (nel 1974 un panettiere ha provato a vendere pane senza latte nel negozio: è stato fucilato e il suo corpo è stato gettato nel Tàlvera).
I lattai bolzanesi sono fondamentalmente *uno* che fa il pane per tutti gli altri lattai, che invece si svegliano tardi, non fanno il pane, sono un po’ scansafatiche e si vocifera che abbiano lontane discendenze meridionali. Il lattaio che fa il pane per tutti, invece, è ricchissimo: possiede tre montagne. Il lattaio che fa il pane è una lattaia che parla tedesco oppure una vaga imitazione dell’italiano che però sembra sospettosamente tedesco. Roba tipo: “VoleRRe Pàn? Tzvai Euri!”.

Le ragazze di Bolzano fanno saltare tutte le statistiche sul rapporto “figa/cessa”, in quanto sono quasi tutte fighe. Per questo motivo, già all’età di diciotto/diciannove anni, i bolzanesi sono arcistufi della bellezza e, annoiati, si trasferiscono in loschi e sperduti paesini sulle Madonìe cercando donne basse, more, bruttissime e piene di peli superflui. Più o meno nello stesso periodo, ragazzi pelati milanesi si fanno invitare a feste in casa a Bolzano per riempire la nicchia ecologica.
Se una ragazza a Bolzano è tedesca e cessa, viene immediatamente dichiarata italiana. Se una ragazza a Bolzano è italiana e cessa, viene mandata in esilio a Milano.

Nell’immaginario dei milanesi, Bolzano e Udine sono nella stessa regione e più o meno vicine. Nella realtà, Bolzano e Udine sono nella stessa regione, vicine e simili più o meno come lo sono Milano e Firenze. La cosa mi è stata confermata da più fonti: il padre di un mio amico, sapendo che dovevamo originariamente partire in macchina, ha detto, preoccupatissimo: “Guardate che ci sono dodici chilometri di coda al casello di Venezia Mestre!”. E quindi? Un po’ come se vi dicessero: “Non andare a Cinisello Balsamo stasera: ho saputo che c’è stato un incidente sulla Salerno/Reggio Calabria!”.

Bolzano è divisa in quattro distinte etnie: ci sono gli italiani, ci sono gli austriaci (che però parlano tedesco), ci sono i ladini e poi ci sono i Frankensvatser. I Frankensvatser, per legge, non possono diventare operatori ecologici, leggono il quotidiano solo nei giorni con la “R”, hanno tre gambe, i piedi girati all’indietro e nessuno li ha più visti da quella volta, nel ‘47, in cui sono atterrati.

A Bolzano non ci vivrei perché ci sono solo due cinema (di cui uno un multisala) e un casino di birrerie tirolesi tutte uguali (dove però si mangia da dio e si spende un cacchio). Dopo le undici di sera essere visti all’esterno di un edificio è segno di profonda maleducazione e i bolzanesi cercano di farti fuori a colpi di sauerkraut. Non c’è vita, dopo quell’ora, e se c’è non ne abbiamo ancora le prove, anche se la NASA continua a inviare sonde e robottini pieni di cose buffe come dildi automatici e orologi a cucù. A me piace il casino della città grande: potrei andare a Roma o a New York, ma Bolzano non fa per me. Però se mi sposassi (magari con una bolzanina) e facessi tipo un paio di figli, allora sì, sempre che fastweb ci metta la fibra ottica. Starei tutto il giorno sulle passeggiate del Tàlvera con un portatile bluetooth a scrivere stronzate e farei un corso di tedesco.
A proposito del Tàlvera, in realtà si dovrebbe dire “la Tàlvera” ma Mussolini, nel ‘36, decise di italianizzare tutto e fece un po’ di casino. Da allora a Bolzano si dice “la zaino”, “la mitragliatore”, “il montagna” e “la cazzo”.

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