Il Creazionismo

March 21st, 2006 by abietto

L’oscurantismo colpisce ancora

Da molti anni a questa parte, soprattutto negli Stati Uniti, si è fatto largo un movimento di cui forse avete già sentito parlare: si tratta del cosiddetto “creazionismo” o del “design intelligente”. Cerchiamo di riassumere quali sono i punti fondamentali di questo tentativo di spiegare in modo alternativo la storia del nostro pianeta.

I creazionisti affermano che l’evoluzione sia una teoria per esplicita ammissione degli stessi scienziati, ed è quindi improprio che venga insegnata in quanto verità scientifica. Affermano che il creazionismo è una teoria alternativa che può spiegare gli stessi fenomeni partendo da presupposti differenti, e stanno combattendo una lotta senza quartiere per limitare l’insegnamento del darwinismo nelle ore di Scienze nelle scuole dell’obbligo e nei licei americani. La loro idea è che darwinismo e creazionismo, essendo due teorie con uguale dignità scientifica, dovrebbero essere insegnate in modo paritario, con un ugual numero di ore. In molti Stati degli USA sono riusciti nel loro intento e in alcuni sono addirittura riusciti a sostituire completamente l’insegnamento delle scienze naturali con le loro teorie.
Essi affermano che la teoria evoluzionistica è priva di significato: cosa è più probabile, che un organismo così perfetto come l’essere umano sia stato creato dal caso o da un intelligente “designer” (indovinate un po’ di chi parlano…) che lo ha “costruito”? Se, camminando su una spiaggia, vedete un orologio, di certo non pensate “chissà quale meccanismo evolutivo ha prodotto questo oggetto”, bensì “chissà chi l’ha costruito”. Inoltre, la teoria evolutiva dice che da organismi e organi più semplici si è arrivati, tramite la selezione naturale, ad avere organismi sempre più complessi e organi sempre più specializzati. Ma, prendendo ad esempio l’occhio umano, com’è possibile applicare questa teoria? A che serve un “mezzo occhio”? O, se è per questo, come è possibile che un pipistrello possa lanciare degli ultrasuoni di una determinata frequenza e avere orecchie-radar capaci proprio di captare ogni minima variazione su quella determinata frequenza? Che senso avrebbe avere “mezzo orecchio” capace di ascoltare “metà suoni”?Infine, è evidente che il darwinismo è una pseudo-scienza inventata di sana pianta dai Nemici della Fede, dato che nemmeno gli scienziati stessi riescono a mettersi d’accordo sulla denominazione di un certo ominide o sulle ipotesi che possano spiegare determinati meccanismi o salti evolutivi (e qui, in genere, si citano i famosi “anelli mancanti” - ormai praticamente del tutto inesistenti - dell’evoluzione umana).

Ora, il primo istinto di qualsiasi persona abbia un minimo di preparazione scientifica (e dico proprio un minimo: io non sono certo né uno scienziato né uno studioso o un ricercatore) è ridere in faccia a queste argomentazioni e ordinarsi un’altra pinta di birra. Sfortunatamente, una volta considerato che i creazionisti vengono ascoltati seriamente da commissioni di inchiesta del Congresso e che professori creazionisti stanno insegnando queste cose a una nuova generazione di americani, sotto l’egida del Presidente Difensore della Fede, risulta evidente che tale risposta sia assolutamente inadeguata. Né possiamo continuare a illuderci che il creazionismo sia “un fenomeno di quegli ingenuotti di americani” che si bevono tutto, dalla coca al Mac alle teorie sul “design intelligente”, dato che…

…con la circolare n. 29 del 5/3/04, il ministro Letizia Moratti ha dato le «Indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati nella scuola secondaria di primo grado» dai quali scompare ogni cenno alla teoria dell’evoluzione di Darwin. Non è stata una svista, né una dimenticanza. Darwin fino alle medie non si studierà. Per capire le teorie dell’evoluzione sarà necessario aspettare le superiori. In compenso, grazie a due decreti recentemente approvati dal Consiglio dei Ministri sulla base dell’accordo del 23 ottobre del 2003 tra il Ministro dell´Istruzione e la Conferenza Episcopale Italiana, a spiegare l’origine dell’uomo resta solo la nuova ora di religione dai cui programmi spira forte il vento creazionista.

Articolo originale di Donatella Tramontano, professore ordinario di Biologia applicata, Università del Sannio

Il Ministro Moratti (forse per un ripensamento, forse colpita dalla giusta reazione della comunità scientifica italiana, forse pensando di poter giungere a un esito positivo per il suo programma) ha creato, quindi, una commissione scientifica per “determinare la validità della teoria darwinista”, e nonostante la risposta assolutamente unanime degli scienziati interpellati, che hanno constatato quanto sia impossibile ignorare una infinita quantità di dati, esperimenti e osservazioni nell’arco degli ultimi centocinquant’anni circa, a tutt’oggi, al momento in cui scrivo, l’insegnamento del Darwinismo non è ancora stato reintegrato nell’ora di Scienze nelle scuole dell’obbligo in Italia. Se non vi sembra possibile non c’è da stupirsi: la cosa è passata, infatti, quasi completamente sotto silenzio…

Nota: ulteriori ricerche e testimonianze online suggeriscono che, in realtà, l’insegnamento dell’evoluzionismo sia stato effettivamente reintrodotto nei programmi ministeriali nel 2005. Questo, comunque, non toglie che la cosa sia ugualmente vergognosa e ridicola. In ogni caso, se qualcuno di voi ha notizie certe al riguardo, è pregato di contattarmi al solito indirizzo.

Tutto questo ci deve convincere che ridere in faccia ai creazionisti non è sufficiente. Non tanto per convertire i creazionisti stessi che, io credo, sono palesemente in malafede (almeno ai vertici di queste organizzazioni) ma almeno per informare e per fornire giuste risposte e motivazioni a chi non può limitarsi alla famosa “risata che vi seppellirà”, quindi, è bene armarsi di logica e pazienza e controbattere punto per punto gli attacchi che sono stati portati al povero Darwin.

Partiamo dalla critica principale, la radice stessa che fornisce il contesto apparentemente ragionevole per l’insegnamento del creazionismo: l’evoluzione è una teoria e quindi non è una verità scientifica. In quanto teoria alternativa, anche il creazionismo dev’essere insegnato.
Ora: l’apparente ragionevolezza di questa argomentazione deriva da un cambio semantico nell’uso della parola teoria. Nella ricerca scientifica il termine teoria ha un significato ben preciso, mentre nel linguaggio comune per teoria intendiamo generalmente un’opinione, un’idea, qualcosa di molto più vago e personale. Inoltre, esiste un altro piccolo inganno che riguarda l’accostamento del termine “teoria” al termine “evoluzione”. L’evoluzione, in quanto tale, non è una teoria: è un fatto assolutamente indiscutibile e oggettivo. La teoria darwiniana, che (in soldoni) indica come meccanismo evolutivo la selezione naturale dell’ambiente e la sopravvivenza del più adatto, è un modello che tenta di spiegare l’evoluzione. Per dirla in altri termini: se io lascio cadere un oggetto sulla superficie della Terra, esso cadrà verso la superficie con un’accelerazione di 9,8 metri al secondo quadrato. Questo è un fatto. La teoria della gravitazione universale è un modello che cerca di spiegare questo fenomeno (e tanti altri). Se voi andaste in giro a dire che “la gravità è una teoria”, verreste giustamente guardati come se vi dovesse uscire un cucù dalla fronte. L’evoluzione naturale della vita è un fatto, mentre il darwinismo (o il cosiddetto “neo-darwinismo”) è un modello che tenta di spiegare tale fatto in termini scientifici.

Sempre per rimanere in questo ambito preliminare, prima di andare a smontare le ulteriori argomentazioni creazioniste, dobbiamo ricordare un’altra cosa fondamentale, una differenza sostanziale tra la fede e la scienza. Ammettiamo di trovarci tutti insieme in un bosco. A un certo punto arriva qualcuno e dice: “Ho visto un unicorno rosa”. L’onere della prova è a carico di chi compie questa affermazione. In altri termini: è chi dice di aver visto un unicorno rosa che dovrà, se vorrà essere creduto, fornire delle prove di questa sua convinzione. Questo per un semplicissimo motivo: è piuttosto semplice (o quanto meno, certamente possibile), se effettivamente esistono unicorni rosa, fornire delle prove della loro esistenza, mentre è assolutamente impossibile fornire prove della non-esistenza degli unicorni rosa, che esistano o meno: anche se io non riesco a vedere unicorni rosa da nessuna parte, come posso provare che non ne esistano, in qualche oscura regione dell’universo? Su questo siamo d’accordo tutti, naturalmente, ma per qualche strano motivo (in realtà, per una serie di motivi noti e perfettamente spiegabili) quando al posto degli unicorni rosa mettiamo un dio creatore, i nostri schemi logici cominciano a vacillare. Un altro punto fondamentale della ricerca scientifica, che la differenzia dalla religione e dalla superstizione, è che qualsiasi esperimento deve essere falsificabile. Questo non significa, come affermano i creazionisti, che “gli esperimenti si possono falsificare” (facendo un altro gioco di prestigio tra diversi significati di un termine), ma che, in parole povere, l’esperimento in linea di principio deve poter essere ripetuto e i suoi risultati possono, sempre in linea di principio, essere negativi. Se un esperimento di qualsiasi genere non ha dei presupposti tali per cui possa essere, in linea di principio, ripetuto da qualsiasi altro ricercatore indipendente, oppure se tale esperimento presenta elementi dogmatici (quindi non falsificabili), esso non può e non deve essere considerato “scientifico”.

Il creazionismo afferma che la vita è stata creata da un essere intelligente. Questo non è riproducibile né falsificabile. Il creazionismo afferma che l’evoluzione sulla Terra è stata molto più rapida e breve di quanto non dica il darwinismo. Questo, oltre che essere dogmatico e arbitrario, e anche in netto contrasto con un’infinità di prove che affermano chiaramente il contrario. In definitiva, quindi, dobbiamo giungere alla conclusione che il creazionismo non sia affatto una teoria scientifica ma un dogma religioso e superstizioso che, di conseguenza, non abbia alcuna dignità per essere insegnato durante le ore di Scienze nelle scuole. Ci sono già le ore di Religione (ahimé), per questo.

Ma veniamo alle pseudo-argomentazioni successive, partendo dalla famosa frase “il miracolo di questo meccanismo perfetto che è il corpo umano”. Cosa è più probabile, che un essere così perfetto in ogni sua minima parte sia stato il frutto del caso o il frutto di una creazione intelligente? Qui la falla nell’argomentazione risiede nella prima parte: l’uomo, infatti, è ben lungi dall’essere quel “meccanismo perfetto” di cui si parla. Se avessero parlato di squali, topi, scarafaggi o coccodrilli (tutti esseri che sono rimasti pressoché invariati nel corso degli ultimi milioni di anni) forse avrebbero avuto più successo, con questa affermazione: quegli esseri sono perfettamente adattati al loro habitat specifico, al punto da non sentire più di tanto la pressione della selezione naturale e quindi mantenersi uguali nel passare delle ere geologiche. L’uomo si è sviluppato solo recentemente ed è tutt’altro che adattato al proprio ambiente, tanto che ha dovuto adattare l’ambiente per venire incontro alle sue inadeguatezze. Basti pensare che più del 60% degli esseri umani soffre di mal di schiena perché, in quanto specie, non ci siamo ancora perfettamente adattati alla postura eretta. Oppure si pensi al senso che hanno i capezzoli nei maschi. O a che senso possano mai avere le dita dei piedi o l’osso sacro (una coda atrofizzata). Oppure, e per aumentare ancora la polemica, perché di tutti gli organi perfetti che citano i creazionisti, non viene mai fatta menzione del clitoride? Il clitoride è l’unico organo presente in natura, almeno a quanto ne so io (e anche a quanto ne sa Stephen J. Gould, da cui ho tratto questa informazione), il cui unico e preciso scopo è quello di produrre piacere sessuale. Non ha nessun altro scopo. Nessuno. Come mai non si fa mai cenno a questo? Eppure sarebbe un esempio ben più efficace degli occhi, delle dita o delle gambe. Io ovviamente credo di sapere bene perché, ma lascio all’immaginazione dei lettori indovinare da soli tale motivo.
L’uomo è un essere eccezionale e unico, nel mondo naturale, ma solo quanto possono essere eccezionali e unici gli archeobatteri, i delfini, le querce, le coccinelle sectempunctate, i vermi rossi, le linci, i dimetrodonti, i cetacei, le scimmie antropomorfe… La nostra caratteristica unica ed eccezionale è l’intelligenza, laddove non siamo veloci quanto un ghepardo, adatti al nuoto quanto un delfino, longevi quanto una quercia, prolifici quanto dei batteri o agili quanto una gazzella, letali quanto un tirannosauro, armati di unghie e denti come una tigre dai denti a sciabola, eccetera. Noi non siamo più intelligenti perché siamo migliori, siamo più intelligenti perché questo è stato il nostro adattamento.

Passiamo all’argomentazione riguardo al mezzo occhio. A cosa può servire un “mezzo occhio”? Questo si chiedono i creazionisti, cercando, con un terrificante autogol, di mettere in ridicolo la teoria darwiniana sui piccoli mutamenti generazionali. In primo luogo dovremmo chiederci “che cos’è un occhio”? Un occhio è un organo formato da cellule specializzate che hanno la capacità di essere sensibili alle radiazioni termiche e luminose. Ammettiamo di avere una piccola zona della nostra cute che sia vagamente sensibile alle radiazioni luminose: quando ci avviciniamo a una possibile preda (o, naturalmente, a un possibile predatore), queste cellule ci avvertiranno di un cambiamento nell’ambiente circostante. Potrebbero percepire leggeri cambi di temperatura, o di rifrazione della luce su diverse superfici. Ammettiamo che gli individui dotati di una maggiore concentrazione di cellule vengano selezionati dalle pressioni ambientali (ovviamente: possono discernere con più precisione dove possono esserci prede o predatori e quindi sopravvivere più facilmente): essi tenderanno a trasmettere alle generazioni successive queste micromutazioni. Prendete questo meccanismo e fate passare due miliardi di anni, e avrete un’aquila.

Una possibile evoluzione schematica dell'occhio
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In breve: un mezzo occhio è un’ottima cosa, è funzionale ed è sicuramente meglio di avere “nessun occhio”. Come se già queste spiegazioni teoriche non bastassero, abbiamo persino una prova empirica, osservabile e assolutamente concreta di queste ipotesi: il Nautilus. Questo mollusco marino è dotato di due “mezzi occhi” formati da delle zone concave di cellule sensibili alla luce ed è quindi in grado di formare una vaga immagine dell’ambiente circostante (a dire la verità, abbiamo moltissime prove osservabili, dato che molti organismi hanno sviluppato occhi o “mezzi occhi”, come direbbe un creazionista, diversissimi tra loro, sfruttando diverse “strategie” di sensibilizzazione alle radiazioni).
Per concludere: quando un creazionista vi chiede che senso ha mezzo occhio, voi rispondetegli piuttosto che senso ha, per un essere perfetto creato da un “design intelligente”, avere mezza coda…

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