Pensiero Laterale

2006 by abietto

Kardax chiuse la porta con uno schianto che fece sobbalzare tutti i presenti, lui compreso. Aveva i quattro occhi iniettati di sangue violaceo ed era palesemente in uno stato di grande agitazione. Le scaglie sulle spalle e sulla fronte erano tutte ritte e frementi.
-Kar! Che c’è? Cos’è questa furia?- disse Xaabras, un Vegano magrolino con quattro grosse lenti elettro-ottiche sugli occhi e il cranio quasi completamente privo di scaglie. Era iscritto a psicofisioenergetica ed era davvero molto in gamba, il primo del suo corso. Studiava di continuo, sembrava quasi che non facesse altro nella vita, e infatti anche ora era immerso tra decine e decine di olodischi, con un paio di proiettori accesi, attorniato da altri quattro o cinque Vegani che stavano consultando gli appunti presi a lezione sui loro Olomax.
Kardax si guardò attorno con aria smarrita, poi si avvicinò a Xaabras e gli sussurrò: -Hai un momento?
-Sì… certo…- rispose l’amico, spegnendo i visori e alzandosi di malavoglia dal suo posto preferito nell’oloteca, -Ma che succede, si può sapere?
-Seguimi. – disse l’altro per tutta risposta, e si diresse verso la porta dell’archivio interno in tutta fretta.

-Allora, Kar? – chiese Xaabras subito dopo essersi chiuso la porta alle spalle.
-Ho appena ricevuto una notizia terribile, davvero terribile! La peggiore notizia del mondo! Non puoi neanche immaginare!…
-Avanti, su… dimmi di che si tratta, stai facendo agitare anche me!
-E infatti dovresti essere agitato! Nessuno su questo pianeta dovrebbe essere calmo, in un momento come questo!
Kardax girava attorno a lunghi e bassi scaffali pieni di olodischi divisi per materia e per ordine alfacromatico. Sembrava che non riuscisse a stare fermo sugli artigli. Si asciugò le scaglie della fronte con un gesto nervoso, quindi si girò verso Xaabras ed esclamò: -I Blastar stanno per attaccare Vega!
-Cosa?
-Hai sentito bene! I Blastar stanno per attaccare Vega! Non abbiamo scampo! Siamo finiti!
-Aspetta un attimo, come fai a sapere una cosa del genere?
-Lo sai che ho delle conoscenze allo spazioporto… Mi prendi sempre in giro perché frequento quegli ambienti, ma a quanto pare si sono rivelati più utili che stare inchiodato su una sedia in oloteca!
-Che c’entra lo spazioporto?
-C’entra! Ci sono fonti di ogni genere… Mercanti indipendenti, cacciatori di taglie, contrabbandieri, ufficiali di linea… E molte di queste fonti affermano la stessa cosa: la flotta Blastar si sta dirigendo verso questo sistema stellare!
-Andiamo, Kardax… Sai meglio di me che non si tratta di fonti attendibili. Dopo qualche dado alcolico nei locali dello spazioporto si può sentire qualunque cosa! Ti ricordi quella volta che affermavi con grande convinzione che il sole di Mizar stava per esplodere? E quell’altra volta in cui ti eri spaventato a morte per un presunto Drago Stellare? Suvvia…
-No, stavolta è diverso! Non si tratta di chiacchiere da taverna, che diamine! Devi avere fiducia in me! Ho sentito capitani della Flotta Commerciale giurare di essere riusciti a portare il cargo a terra per un soffio poco oltre questo sistema! Indovina un po’ da chi erano stati attaccati?
-Ma Kardax, ragiona! Una notizia di questo genere arriverebbe forse allo spazioporto e non alle autorità militari? Pensi che i sensori a lungo raggio e le navi di ricognizione non abbiano rilevato nulla?
-Ci ho pensato anche io, che ti credi? Non sono mica uno stupido, anche se non sto tutto il giorno a studiare e mi piace ogni tanto mangiare qualche dado! Magari sanno già tutto ma non hanno detto nulla per non scatenare il panico tra la popolazione! Tanto a che servirebbe? Non avremmo la minima speranza. Oppure non sanno proprio un bel niente! Non lo sai, forse, che i Blastar hanno dei dispositivi capaci di deviare il raggio dei sensori? Riescono a rendersi visibili soltanto poco prima di lanciare i loro attacchi, per questo sono ben pochi quelli che possono raccontare di essere sopravvissuti a un loro assalto! Non conosci la loro fama?
-Come ti ho già detto tante volte, non do molto retta alle storie che si raccontano allo spazioporto.
-Beh, dovresti! I Blastar sono un popolo di guerrieri! Sfidano le altre civiltà a battersi fino all’ultimo uomo! Hanno distrutto interi mondi! Possibile che tu non sappia nulla di tutto questo, con tutti gli olodischi che divori qua dentro?
-Studio altre cose. E poi mi sembra che sia tutto così improbabile…
-Già, probabilmente lo pensavano anche le popolazioni degli altri pianeti che sono stati attaccati. Lo sai quanto ha resistito Gamma Hydra contro il loro attacco? E bada bene che quel sistema aveva difese planetarie di prim’ordine e una flotta da battaglia con i fiocchi!
-Quanto?
-Un ciclo e mezzo! Da quando i Blastar sono entrati nel loro sistema, non hanno fatto a tempo a vedere sorgere il sole due volte! Sono stati completamente massacrati! Ti rendi conto?
-Non so… come ti ho già detto non credo che una cosa simile sia possibile. In ogni caso penso che sarebbe giusto cercare di avvertire le autorità. Noi di certo non abbiamo né le difese planetarie né la flotta di guerra di Gamma Hydra. Non resisteremmo nemmeno un ciclo di fronte a un attacco di questo tipo.
-Avvertire le autorità? E a che scopo? Se lo sanno già perderemmo soltanto il nostro tempo. E se non lo sanno, non crederanno certo così, su due piedi, alle nostre parole! No, l’unica cosa sensata da fare è fuggire dal sistema adesso, fintanto che abbiamo una possibilità! Prima che sia troppo tardi! Su Cauda Draconis hanno provato ad attaccarli mentre erano in orbita, con navi robotizzate, tutto telecomandato… sembrerebbe una buona tattica, no? E invece hanno perso e sono stati distrutti! E su Sol? Sai, gli Umani, quelli nel programma Sviluppo Terza Galassia dei Reticuliani… Hanno tirato addosso alle navi Blastar missili nucleari e persino dei prototipi anti-materia. Non gli hanno scalfito nemmeno lo scudo di energia! Allora hanno atteso l’atterraggio per scatenare una guerra campale in grande scala, contando sull’indubbio vantaggio che derivava dalla conoscenza del territorio. Sembrerebbe saggio, vero? Niente, spazzati via! Le poche centinaia di umani rimasti in vita sono stati portati in salvo e ora sono su Zeta Reticuli a riprendersi dallo shock! Non capisci? Sono state tentate tutte le tattiche possibili, tutti i tipi di combattimento! Non si può vincere contro i Blastar!
-E quindi la tua soluzione sarebbe fuggire?
-Certo! Che altra soluzione può esserci? Salviamoci le scaglie finché ne abbiamo ancora attaccate alle ossa!
-No, io non ho nessuna intenzione di fuggire dal pianeta. In primo luogo potrebbe essere un colossale scherzo, e ci faremmo soltanto la figura degli idioti. In secondo luogo, se anche fosse vero, a maggior ragione voglio cercare di fare il possibile per dare una mano. Come potrei abbandonare il mio pianeta, la mia razza, di fronte a una crisi di questa scala?
-Ma non puoi fare nulla! Non mi hai ascoltato, dunque? L’unica cosa che potrai fare sarà morire insieme agli altri Vegani! Non è forse più logico cercare di salvare la propria vita e quella delle persone che ci sono care? Cercare di far scappare quanta più gente possibile per ricominciare da un’altra parte?
-No, non servirebbe neanche questo? I Blastar potrebbero arrivare anche lì, prima o poi. Il problema va affrontato qui ed ora.
Kardax sembrò sgonfiarsi. Le scaglie si abbassarono, così come le spalle, ed emise un lungo sospiro.
-Sei pazzo. Io ti ho avvertito, ho fatto quanto era in mio potere. Ora, se vuoi rimanere e farti uccidere da una razza di psicotici interstellari, è una decisione tua. Io ho già pronto un mercantile di Aldebaran che mi aspetta. Contavo di portarti con me.
-Sei stato gentile e non credere che non apprezzi il tuo gesto. Forse hai ragione tu, sono pazzo… Ma penso di poter fare qualcosa e voglio rimanere. Non ti biasimo per la tua decisione. Fai quello che ritieni giusto.
Kardax guardò fisso l’amico mentre dei grossi lacrimoni si formavano alla base dei quattro occhi tristi. Poi lo abbracciò forte e corse fuori, sbattendo la porta rumorosamente. Gli studiosi dell’oloteca si chiesero quale potesse essere il motivo di tanto chiasso in un luogo di studio e, malauguratamente, lo scoprirono anche troppo presto.

All’inizio fu soltanto un grande, immenso, cacofonico, planetario caos che distruggeva tutte le attività quotidiane. Ci fu sgomento, apprensione, panico, terrore puro, incredulità, malcontento, dissidio… Tutti i Vegani reagivano alla notizia dell’imminente attacco secondo la propria natura, e l’isteria di massa traduceva le differenze individuali in folle pericolose che tentavano di fare qualcosa, senza sapere cosa fare, di fuggire, senza sapere dove andare, di sfogare la propria rabbia, senza sapere con chi prendersela.
Il Governo Centrale presentava, su scala minore, le stesse sindromi nevrotiche dell’intero pianeta: fioccarono voti di sfiducia persino per gli addetti alle pulizie del Senato, ci furono interrogazioni e vertenze di ogni genere, discussioni interminabili che non facevano che avvicinare sempre di più l’inevitabile senza risolvere nulla.
Alla fine, il Conestabile Supremo del Dicastero Extraplanetario, fece una proposta. Tutti ammutolirono, nelle grandi aule, con i quattro occhi sgranati a osservare il piccolo, vecchio Vegano che parlava. Quando la sessione fu aggiornata, il Conestabile venne portato da un trasporto di massima sicurezza al Dicastero delle Comunicazioni. Nella Torre Principale Ovest venivano tenuti i dispositivi di controllo per le trasmissioni ufficiali da e per il pianeta Vega. Il Conestabile venne introdotto nella sala di massima sicurezza, attorniato da enormi Vegani in armatura antilaser e armi pesanti. Sembrava quasi che i Blastar non volessero radere al suolo la loro civiltà, ma semplicemente fare un golpe militare. Il Conestabile si sedette sulla poltrona che gli veniva indicata da un tecnico di Primo Rango e venne acceso un grande monitor audiovisivo in comunicazione con l’holonet supportato dai satelliti geostazionari. Il canale era stato aperto su tutte le frequenze standard: ora non rimaneva che aspettare che i Blastar si degnassero di rispondere alla chiamata.
A un tratto una scarica statica tramutò lo spazio stellare, vuoto e cupo come non mai, nel volto di un terribile Blastar armato di tutto punto. Una voce possente tuonò nella sala: -Salute a voi, Nobili Avversari. Io sono Gurth Am-Ambrax, Primo Ammiraglio della Flotta Exether di Blastar, al comando delle forze spaziali e terrestri dell’esercito del Primo Signore, Conte di Pelidan, del casato di Arthurius II. Come da protocollo, devo rendervi noto il fatto che tra un ciclo esatto comincerà un attacco congiunto delle nostre forze sul vostro pianeta natale. Questo è il nostro guanto di sfida e la nostra somma impresa: sull’onore di tutti i Blastar, vi assicuro che la guerra sarà condotta in modo pulito e rapido, e che la vostra civiltà sarà distrutta nell’arco dei due cicli successivi. Potete ora comunicarci in che modo preferiate combattere, oppure tenere nascoste le vostre strategie: il risultato dell’attacco, comunque, sarà lo stesso, e rispetteremo le vostre scelte, quali che esse siano.
-Salute a voi, Gurth Am-Ambrax, Primo Ammiraglio… – disse il Conestabile con voce tremante, -Io sono Tathar, Conestabile del Dicastero Extraplanetario di Vega. Ho intenzione di comunicarvi le nostre intenzioni riguardo alla battaglia.
-Bene, Tathar. Parlate pure. I Blastar vi ascoltano.
E il Conestabile ripeté al nemico quello che aveva detto poco prima nel Senato. Anche i Blastar rimasero con gli occhi sgranati.

Kardax era partito con il trasporto mercantile ed era giunto a una stazione spaziale in orbita attorno al pianeta principale di Aldebaran, un mondo desertico che i nativi chiamavano Oshan. Era in una delle Cantine dello spazioporto della stazione, pochi giorni dopo aver lasciato per sempre Vega, ad affogare il dolore per la perdita della sua razza, della sua civiltà, in una bottiglia di Bumm’ba, un liquore Terilliano molto forte e molto poco costoso. Appoggiato al bancone non vide il programma olografico che stava iniziando sul proiettore, e che molti altri avventori stavano seguendo. Alla fine uno di loro, un grosso Oshaniano con un vaporizzatore acqueo e un casco di vetro, si avvicinò e gli diede una scrollata.
-Che c’è? – Disse Kardax stizzito. Non gli piaceva che qualcuno lo distraesse mentre cercava in modo così professionale di deprimersi.
-Dovresti dare un’occhiata all’oloproiettore, sai?
-Uh? Perché?
Kardax si girò, seguendo lo sguardo dell’alieno e vide sull’oloproiettore un Reticuliano con olocamera e microfono che stava intervistando Tathar, uno dei ministri del governo Vegano.
Ma Tathar, a quell’ora avrebbe dovuto essere già stato vaporizzato!
-Alzate il volume, non si sente! Che sta dicendo? – Sbraitò Kardax. Saltando giù dal trespolo su cui si era arrampicato per arrivare al bancone (gli Oshoniani sono molto alti), fece cadere la bottiglia di Bumm’ba e quasi cadde per terra. Gli altri si girarono verso di lui, poi il barman azionò il comando a distanza e alzò il volume della proiezione olografica.
-…Non direi battere. Battere non è il termine giusto – stava dicendo Tathar – nessuno può battere i Blastar. No, non direi proprio che li abbiamo “battuti”…
-Beh, ma è incredibile che il pianeta sia stato risparmiato! Come è successo?
-Mi spiace, ma queste sono informazioni riservate. Un accordo di non belligeranza tra noi e i Blastar, che è stato firmato poche ore fa, ci costringe a mantenere il segreto sulle trattative diplomatiche tra il nostro governo e il loro.
Kardax non aveva nemmeno sentito la fine della frase: a metà si era già precipitato verso il primo trasporto interstellare per tornare sul suo pianeta natale.

Kardax sbatté la porta e tutti i presenti nella Oloteca sobbalzarono all’improvviso. Era agitatissimo, ma sul suo volto si stagliava un sorriso enorme.
-Kar! Sei proprio tu?- esclamò Xaabras che, tanto per cambiare, era chino sull’Olomax a studiare.
-Xaabras! Come sono contento di vederti! Non ci posso credere!
Il Vegano andò verso il suo compagno, ancora appollaiato al suo posto, e lo strinse in un forte abbraccio che gli fece quasi mozzare il respiro.
-Vieni, vieni Kar… andiamo nell’archivio. Là sarà più semplice parlare e non disturberemo gli studenti. – Così dicendo Xaabras si alzò e si diresse verso la porta dove i due amici avevano già avuto un’intensa conversazione qualche giorno prima.

-Non ci posso credere! Davvero! È incredibile! Eppure ce l’avete fatta! Avete battuto la Flotta Blastar!
-No, Kardax, non è andata così… questo non descrive davvero la situazione.
-Ma raccontami! Su, com’è andata, allora? Cos’erano tutti quei misteri nell’holonet? Perché non si può parlare del trattato? Che è successo?
Xaabras rise. –Stai calmo, stai calmo. Ora ti racconto tutto.
-Ma tu come fai a sapere cos’è successo se è un segreto di Stato?
-Beh… ti ricordi che ti avevo detto che ero convinto che ci fosse qualche modo per superare questa crisi e che volevo discuterne con le autorità?
-Sì, e allora?
-Beh, capita che Tathar sia un mio lontano cugino, da parte di bradre. Così… ho avuto un’idea un po’ bislacca e ho pensato di chiamarlo per cercare di parlargliene. Lui era così disperato, beh… tutti lo eravamo, per la verità, che ha deciso di darmi retta. Abbiamo discusso a lungo e alla fine lui ha proposto la linea d’azione che avevamo deciso al Senato.
-Caspita! Non sapevo che avessi delle parentele altolocate!
-Per la verità, non parlavo con mio cugino da anni, credo. I suoi impegni e i miei, sai com’è. Comunque il Senato ha approvato e quindi Tathar stesso è stato incaricato di illustrare la nostra strategia ai Blastar, come è loro costume.
-E cosa avete fatto? Un attacco via terra o nello spazio? Via mare, forse? Vi siete nascosti nelle pozze oceaniche? Avete lanciato SOS di soccorso? Avete combattuto nelle città?
-Ma no, ma no… Kardax, ragiona: quando sei arrivato qui hai forse visto segni di distruzione o di lotta? In orbita hai avuto difficoltà di navigazione per via di relitti recenti o di radiazioni dovute ad armi?
-In effetti no… Ma allora che avete fatto? Si può sapere?
-Semplice. Abbiamo fatto qualcosa che nessun altro aveva mai fatto contro i Blastar.
-Cioè?
-Ci siamo arresi.

Kardax rimase per un attimo a bocca aperta e con gli occhi spalancati, incredulo, di fronte all’amico. Poi esplose in una fragorosa risata (che gli studenti dell’oloteca sentirono a tre sale di distanza) e lo abbracciò forte.
-Andiamo, - disse. –tu ora lasci perdere tutto e vieni con me allo spazioporto. E, per gli déi, ci prendiamo una sbronza da raccontare!

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