The Eye

May 5th, 2003 by abietto

Più di quanto colpisca l’occhio

Sto gelaaaaando...Apri gli occhi, direbbe Amenabar. E anche l’oftalmologo che sta cercando di ridare la vista a Wong Kar Mun (la modella Lee Sin-je), rimasta cieca dall’età di due anni e arrivata attorno alla ventina vivendo sempre nell’oscurità più assoluta. L’operazione di trapianto della cornea ha successo e la giovane Wong torna a vedere, all’inizio attraverso ombre e luci sfocate e poi sempre più nitidamente, il mondo che la circonda. Un mondo che, però, visivamente lei non conosce e deve imparare a reinterpretare da zero. Come dice anche Oliver Sacks in alcuni suoi libri, in effetti, chi riacquista la vista dopo tanti anni di cecità (soprattutto se tale cecità è cominciata in età molto verde), non possiede un “vocabolario visivo” per poter riconoscere e dare un senso alle immagini che colpiscono la retina. È come un film psichedelico che improvvisamente ti colpisce il cervello e all’interno del quale non si riesce a trovare nessun ordine apparente. Solo con la rieducazione si può ritornare a vedere “davvero”. Purtroppo, questa rieducazione viene solo sfiorata all’inizio del film, quando Wong va da uno psicologo (nipote dell’oftalmologo di cui sopra) e questi le fa vedere una banale cucitrice. Lei non riesce a riconoscerla come tale finché non la tocca: il suo vocabolario di interpretazione della realtà, infatti, è puramente tattile, nonostante l’improvviso ritorno del senso perduto. Questo tema avrebbe potuto dare una svolta personale molto interessante, e porre sempre un dubbio: ciò che vede Wong è vero oppure sono i suoi sensi che non riescono a interpretare la realtà correttamente?

Ocio: qui cominciano gli spoiler duri

Uno spettro affamatoSì, perché Wong vede cose che gli altri sembrano non poter vedere, cose terribili che, ovviamente, vengono scambiate per allucinazioni. Malauguratamente questa ambiguità viene abbandonata quasi subito per passare a una realtà dichiarata: lei effettivamente vede gli spettri dei trapassati, un po’ (un po’ tanto) come il bambino de Il Sesto Senso. Un vero peccato, appunto, perché io avrei trovato molto più interessante (e terrorizzante) un’interpretazione più ambigua e psicologica del fenomeno. Ma andiamo oltre.
Lo spettro nell'ascensoreLa prima metà del film, in ogni caso, è diretta molto bene, in modo attento a ogni dettaglio, quasi delicato: uno stile di regia davvero notevole ed esperto che rende ancora più terrificante l’apparizione di uno spettro, per contrasto. Le scene nell’ascensore o nella scuola di calligrafia sono notevoli, ma il primo spettro (nell’ospedale) è imbattibile. Un archetipo perfetto gestito con una tempistica e un mestiere davvero eccezionali.
La protagonistaIl vero film comincia quando Wong e il dottor Lo (lo psicologo nipote dell’oftalmologo, che si innamora - ovviamente - della bellissima protagonista) decidono di capire perché lei abbia queste visioni, e cominciano a indagare sulla donatrice, su colei che ha fornito le cornee per l’operazione. Anche perché Wong si rende conto che il viso che vede allo specchio non è il suo… Se l’inizio dell’indagine in The Ring è il fulcro della narrazione e l’inizio di una discesa nel terrore che si fa sempre più ripida, purtroppo in The Eye è soltanto la scoperta della più classica trama da ghost-story. Ovviamente le cornee appartenevano a una “veggente”, ovviamente questa veggente è lo spettro che sta cercando di comunicare con Wong, ovviamente ha assistito a un terribile disastro, eccetera eccetera.
Tutto è bene quel che finisce bene… O no? Ci aspetta un finale a “sorpresa” (le virgolette sono d’obbligo) in una scena che è un mix dell’incidente d’auto alla fine de Il Sesto Senso e della scena del ponte di The Mothman Prophecies.

Un drammatico flashbackPersonalmente, ho trovato veramente deludente uno sviluppo così stereotipato e “già visto” di una storia cominciata in modo così efficace e originale. Il ritmo tende a diventare man mano meno efficace, fino a una conclusione “consolatoria” e di ritorno alla normalità che, date le premesse, lascia un po’ a bocca asciutta. In ogni caso The Eye vale sicuramente la pena di essere visto, se non altro perché è l’ennesimo esempio di come la fiction thriller e horror dell’Estremo Oriente riesca a eguagliare e, spesso, a superare la stanca tradizione horror hollywoodiana. Una spinta positiva a questo genere che non potrà che avere effetti positivi ovunque. Tranne che in Italia, ovvio…

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Scheda

Titolo: The Eye
Regia: Oxide Pang Chun & Danny Pang
Cast: Lee Sin-je, Lawrence Chou, Candy Lo…
Soggetto: 60%
Sceneggiatura: 70%
Thrill: 80%
Complessivo: 75%
 

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