Donnie Darko

October 15th, 2004 by abietto

La fine del mondo in 28 giorni

Jake Gyllenhaal nel ruolo di Donnie DarkoUn ragazzo con seri disturbi psichiatrici si sente chiamare nel sonno da una voce spettrale: “Svegliati Donnie”, dice Frank. “Ti ho osservato… seguimi. Vieni più vicino.” Non ci sarebbe nulla di così strano, in fondo, se non fosse che Frank è un coniglio alto due metri con la faccia da teschio che annuncia a Donnie Darko la fine del mondo in poco più di ventotto giorni.
Ecco l’inizio di uno dei film indipendenti più originali, profondi, divertenti, commoventi, geniali, magistralmente scritti, interpretati e diretti degli ultimi anni (Jake Gyllenhaal nella parte di Donnie è assolutamente eccezionale). È virtualmente impossibile definire a che genere possa appartenere questo film. Per darvi un’idea potremmo dire che è una specie di incrocio tra American Beauty e un romanzo di Stephen King, tra Magnolia e un film di Tim Burton, tra un episodio di Ai Confini della Realtà diretto da David Lynch e un teen-ager horror hollywoodiano.
Una delle visioni allucinatorie del protagonistaDramma, romanticismo, fantascienza, fantasy, horror, umorismo… gli ingredienti sono moltissimi e tutti concorrono a creare un risultato finale che, a partire da cose così eterogenee, appare incredibilmente coerente e compatto, grazie alla sapiente sceneggiatura e regia di Richard Kelly (che sta già lavorando ad altri tre progetti che non vediamo l’ora di vedere).
Frank attraverso lo specchio...Questo film non ha solo una storia strana all’interno ma anche all’esterno: Kelly e la troupe ci hanno messo 28 giorni a girarlo, il tempo che ci vuole a Donnie per affrontare la fine del mondo (e, in fondo, una volta finito il film non è forse proprio la fine del mondo dei personaggi di quell’opera?) e il primo lancio cinematografico non ha ricevuto grandissima attenzione né dalla critica né al botteghino. Successivamente Donnie Darko è diventato un vero e proprio cult su internet e nel giro del noleggio VHS e DVD, tanto che i produttori hanno pensato di rilanciarlo una seconda volta al cinema in una versione “director’s cut” con tutte le scene che erano state tagliate contro la volontà del regista stesso.
Le curiosità non si fermano qui: in una scena Donnie e la sua ragazza stanno vedendo La Casa (Evil Dead) di Sam Raimi in un cinema (dove proiettano anche L’Ultima Tentazione di Cristo…). Proprio mentre la troupe stava girando quella scena, Sam Raimi e suo figlio sono passati sotto il cinema in questione, in macchina, e il figlio ha esclamato: “Papà, guarda là, non è incredibile? Proiettano il tuo film insieme a L’Ultima Tentazione di Cristo!”.
Il film è ricolmo di immagini emblematicheMa le curiosità all’interno della trama, le coincidenze, i collegamenti, i richiami e le profondità delle possibili interpretazioni vanno ben oltre: forse solo lo Shining di Kubrick, nel campo che potremmo impropriamente e per comodità definire “horror”, ha dato adito negli anni passati a una tale mole di discussioni accanite su quale sia il significato del finale. Quale che sia l’interpretazione che preferite (e ce ne sono davvero tantissime) è di per sé valida, per diretta ammissione del regista che ha volutamente lasciato aperte le strade a qualsiasi tipo di risoluzione e di senso.
I richiami letterari, da Accadde sul Ponte di Owl Creek di Ambrose Bierce a It di Stephen King, da Graham Greene all’ovvio riferimento al Bianconiglio di Alice e Attraverso lo Specchio di Lewis Carroll (Donnie segue una versione demoniaca del Bianconiglio e finisce effettivamente in una sorta di “Paese delle Meraviglie” all’incontrario, e la scena allo specchio richiama fortemente il “sequel” di Carroll. Inoltre in una scena un personaggio dice espressamente “Non solo ho guardato lo specchio, ho guardato attraverso lo specchio”) sono innumerevoli, così come i riferimenti cinematografici (in una scena tagliata dalla “theatrical version” viene mostrato un pezzo del film a cartoni animati tratto dal capolavoro di Adams La Collina dei Conigli, ma le citazioni e le ispirazioni potrebbero andare da Il Sesto Senso a Una Pura Formalità, da Ritorno al Futuro a Il Settimo Sigillo) e naturalmente musicali. Non credo di aver mai visto un film in cui ci sia una così totale e perfetta corrispondenza tra le immagini sullo schermo e le atmosfere e, soprattutto, le parole delle canzoni scelte per la colonna sonora, fino ad arrivare all’incredibile finale sulle note di Mad World dei Tears for Fears cantata da Gary Jules, con un testo che sembra davvero scritto appositamente per il film, o con l’esordio di The Killing Moon di Echo & The Bunnymen (Bunnymen? Forse un altro inconscio riferimento a Frank?).
Donnie incontra Frank in un cinema“Donnie Darko” è come una cipolla: potremmo stare ore a descrivere le caratteristiche di uno strato di pelle solo per scoprire poco dopo che ce n’è un altro subito sotto. E la rete di collegamenti non è solo in profondità, ma in qualsiasi direzione trasversale o tangente. Ogni scena ha un suo preciso significato nell’economia della trama e aggiunge dettagli e conferme a qualsiasi possibile filtro vogliamo applicare al significato della storia. Un lavoro così ben costruito merita davvero di essere osservato con attenzione e analizzato e, d’altronde, sarà quasi impossibile non parlarne dopo che l’avrete visto.
Donnie Darko è un film estremamente complesso e, contemporaneamente, incredibilmente semplice e diretto nella sua realizzazione, e, senza dubbio, farà parlare ancora un bel po’ di sé.

Posted in Recensioni di Film

Scheda

Titolo: Donnie Darko
Regia: Richard Kelly
Cast: Jake Gyllenhaal, Patrick Swayze, Drew Barrymore…
Soggetto: 90%
Sceneggiatura: 100%
Regia: 95%
Complessivo: 90%
 

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