Le Due Torri

February 11th, 2003 by abietto

È tempo d’eroi!

Il cast del secondo capitoloIl Signore degli Anelli - Le Due Torri, secondo capitolo della trilogia cinematografica di Peter Jackson ispirata all’omonima saga di High Fantasy di J. R. R. Tolkien, è finalmente giunto sugli schermi. Come al solito ho voluto aspettare qualche tempo prima di scriverne la recensione, perché volevo digerire per bene le sensazioni, le emozioni, i dubbi… Tuttavia, già dal voto, avrete intuito che il secondo capitolo non mi ha convinto completamente quanto il primo.
Il fatto è che La Compagnia dell’Anello aveva una certa unità, una certa continuità narrativa e qualitativa che la rendeva una pellicola di facile valutazione. Le Due Torri, invece, presenta alcune caratteristiche addirittura superiori al capitolo precedente, ma presenta anche alcuni problemi non da poco. Questo fa sì che il raggio qualitativo si ampli moltissimo, e renda difficile valutare il film nel suo complesso. Certo, alla fine ho voluto premiarlo con un voto molto alto, ma quel dieci percento in meno rispetto alla Compagnia è giustificato, come cercherò di dimostrare immediatamente. Cominciando con il parlare dei nuovi personaggi…

Éowyn
Miranda Otto nei panni di ÉowynCominciamo subito col dire che Miranda Otto a me *piace*, sia da un punto di vista estetico, sia dal punto di vista recitativo. Tuttavia mi rendo conto che ha scontentato moltissime persone, che si aspettavano di vedere nel personaggio di Éowyn qualcuno di più duro e freddo. In effetti, nel libro Éowyn viene presentata come un autentico ghiacciolo, fredda e tagliente come la lama di un coltello, dotata di un’ironia acuta e tra le righe che non risparmia nemmeno il suo amato Aragorn, un personaggio degno di essere citato come antesignano del movimento femminista. Nel film, invece, Éowyn è una ragazza che mostra molto di più il suo lato dolce, debole, fragile… In molte scene ride calorosamente o piange disperatamente (come quando è al capezzale di Théodred). Peter Jackson, insomma, sembra aver voluto una Éowyn più “umana”, più sentimentale e ricca di emozioni positive. Questo, in effetti, avrebbe senso nell’economia del film, dato che potrebbe costituire un’alternativa per Aragorn alla lontana ed elfica Arwen (Liv Tyler). Tuttavia la cosa sembra non funzionare. Aragorn, infatti, non sembra affatto “tentato” dalla nipote di Théoden, e senza questo tentennamento, senza questa tentazione, lo scopo narrativo di questo cambio di registro per il personaggio non ha più molto senso. Un confronto tra la Éowyn del cartone animato e quella del film di PJDal punto di vista estetico, ci troviamo di fronte a una ragazza graziosa “della porta accanto”, con abiti semplici e lisci, con lunghi capelli mossi biondi. Un’immagine che ci ricorda in modo sospetto l’interpretazione del personaggio fatta nella produzione a cartoni animati The Return of the King del 1980 (cfr. immagine). Forse Peter Jackson si è lasciato influenzare da una versione del personaggio che lo ha colpito dal punto di vista grafico quando ha visto questo film? Inoltre Miranda Otto sembra troppo matura per questo ruolo: una ragazzina che si invaghisce del “cavaliere di ventura” può aver senso, ma una donna fatta risulta un po’ fuori luogo e anacronistica. Nel complesso, ho avuto la sensazione che Peter Jackson non abbia avuto il coraggio di “osare fino in fondo” un vero e proprio cambio di trama e del carattere dei personaggi, facendo marcia indietro alla fine. Certo, rimane il fatto che tutto ciò andrà giudicato alla luce di quanto vedremo accadere ne Il Ritorno del Re, ma dovendo giudicare il film in quanto tale, mi sembra che questo personaggio non sia completamente “azzeccato”. Milla Jovovich nei panni di Giovanna d'ArcoSoprattutto se consideriamo che nel terzo film Éowyn dovrebbe tagliarsi i capelli e indossare armi e armature maschili, andando alla guerra con il padre, spacciandosi per un soldato. E sarà proprio lei a distruggere il Signore dei Nazgûl, insieme a Merry, nell’Assedio di Minas Tirith. Personalmente, una Milla Jovovich come abbiamo imparato a conoscerla in film come Giovanna d’Arco di Luc Besson mi sembra una scelta più azzeccata per un personaggio che deve essere contemporaneamente molto femminile e molto duro e aggressivo.

Faramir
Anche il personaggio di Faramir è stato modificato rispetto alla sua versione originale nel romanzo di Tolkien. Non ho intenzione di giudicare il film in base al libro, questo sarebbe un terribile errore. Tuttavia, se nel libro certi elementi narrativi sono stati combinati in un certo modo, è perché ciò ha un senso ben preciso nella mente dell’autore. Cambiarli, significa voler imporre un’altra idea altrettanto precisa, e può anche essere una buona idea. Il problema è quando gli elementi si cambiano senza avere in mente un’idea tanto precisa. Così, qui, al posto del contraltare naturale di Boromir, cioè al fratello calmo, riflessivo, scevro dai sogni di potere e di smania di controllo del figlio prediletto di Denethor, ci troviamo di fronte a una sorta di Boromir in miniatura, che fa prigioniero Frodo e lo porta a Osgiliath per inviarlo dal padre, a Minas Tirith, in modo da consegnargli l’Anello del Potere e cambiare le sorti della guerra. Che senso ha tutto ciò? Il fatto di farci capire che nessuno può resistere alla tentazione dell’Anello del Potere? Mi sembra un tentativo un po’ maldestro, poiché pochi attimi dopo (e, inspiegabilmente, dopo che Frodo sta per mettersi l’Anello di fronte a un Nazgûl!!!), Faramir decide di lasciarlo andare, rischiando la vita per una fantomatica “legge” di suo padre che, però, non viene spiegata. Inoltre: come fa Faramir a sapere che suo fratello Boromir è morto, dato che gli unici testimoni dell’accaduto, nel film precedente, sono stati Legolas, Gimli e Aragorn? Nel libro questa intuizione ha una spiegazione ben precisa, che qui viene tagliata e si trasforma in un buco logico di sceneggiatura. Nel complesso, anche Faramir sembra essere un personaggio non molto ben identificato nella mente del regista. Un vero peccato, perché proprio Faramir ed Éowyn sono due personaggi centrali ne Le Due Torri e saranno molto importanti anche ne Il Ritorno del Re, e sono personaggi atipici e molto interessanti nel libro, mentre nel film sono stati trattati con sufficienza e superficialità.

Gli Ent
Ahimé, un’altra nota dolente: i “pastori di alberi” vengono sbrigativamente presentati e sono presenti in pochissime scene. Tutte le parti riguardanti la “casa” di Barbalbero, l’acqua degli Ent che farà crescere Pipino e Merry fino a farli diventare gli Hobbit più alti della Contea (nonché praticamente l’intero Entaconsulta) sono state tagliate. Il punto è: cosa rimane di interessante nel personaggio degli Ent se si tolgono tutti gli elementi che possono descriverli e farli conoscere all’audience? Un altra possibilità sprecata. Un ottimo uso della CGI, senza dubbio, e qualche buona battuta, ma nulla di più.

Gollum
Finalmente arriviamo alle note positive del film. E sono note positive di grandissimo valore. Gollum è semplicemente la creatura digitale più complessa, bella e drammaticamente interessante che si sia mai vista su uno schermo cinematografico. Cancella completamente Yoda o Jar-Jar Binks (nel secondo caso, non che ci volesse molto) e determina un autentico nuovo standard di recitazione al computer. Non si tratta di un pupazzo o di un dinosauro che si limita a ruggire, ma di un vero e proprio personaggio dotato non solo di una personalità, bensì di due! “Servile” e “Scurrile” (o “Sméagol” e “Gollum”) si alternano in continuazione, in un caleidoscopio di melodrammaticità degno di un teatro shakespeariano. Gollum è davvero un colpo da maestro che risolleva, in molti punti, le sorti del ritmo narrativo del film. Fa commuovere, fa ridere, fa paura, fa compassione. E, incredibilmente, sono solo pixel controllati al computer tramite l’uso delle movenze e della voce dell’attore Andy Serkis. Questo Gollum digitale verrà ricordato molto a lungo come il primo *vero* attore digitale, e non vedo l’ora di vederne l’interpretazione ne Il Ritorno del Re, poiché, come sanno bene coloro che hanno letto il libro, Gandalf aveva perfettamente ragione quando affermava che “avrà ancora una parte in tutto questo, nel bene o nel male”…

Le battaglie
Aragorn e Re Théoden sugli spalti del Fosso di HelmNon c’è alcun dubbio che Le Due Torri siano l’apertura narrativa di grande respiro che porterà naturalmente agli scontri finali de Il Ritorno del Re. Mentre il primo film era sì corale, ma concentrato sulle azioni di un singolo gruppo di eroi, questo capitolo mostra la guerra in tutte le sue forme e ci dà un’idea dell’ampiezza e della portata del conflitto mondiale che si sta preparando. Le razzie dei cavalcalupi nei villaggi della Rohan settentrionale, la battaglia di Osgiliath, gli scontri con i cavalieri di Rohan, gli Uruk-Hai di Saruman e gli Orchi di Sauron e, ovviamente, l’assedio del Fosso di Helm, mostrano una guerra combattuta con intelligenza e attenzione alla tattica su molti fronti.
Ma la forza di queste scene di battaglia è la spettacolarità incredibile, il realismo e l’ampiezza della scala presa in considerazione. Non si sono mai viste prima scene di guerra tanto crude e vaste, tanto varie ed emozionanti. Il Fosso di Helm è stato ricreato fedelmente secondo le descrizioni di Tolkien, e si nota chiaramente, osservando i movimenti delle truppe, un’intelligenza all’opera nella creazione di piani precisi, nell’utilizzo di tattiche e controtattiche. L’arrivo di Haldir (sigh) al Fosso di Helm, dà la possibilità ad Aragorn di utilizzare arcieri elfici contro gli Uruk-Hai, e i Cavalieri di Rohan, quando tutto sembra perduto, si lanciano in carica dagli accampamenti improvvisati delle grotte dietro il Trombatorrione. Forse l’unica nota un po’ curiosa (ma comunque spettacolare) è quello che è stato soprannominato “l’Orchetto Tedoforo” che parte con una torcia in mano senza armatura per accendere delle enormi bombe in stile Prima Guerra Mondiale preparate da Saruman, resistendo alle frecce di Legolas quando nessuno (nemmeno il Troll della Compagnia) c’era mai riuscito prima. Una freccia incendiaria non sarebbe stata più sicura?

Conclusioni
Le Due Torri non è un film perfetto: ci sono dei momenti in cui la narrazione ha delle cadute di tono (i passaggi a Gran Burrone, l’inspiegabile e inutile caduta di Aragorn in un fiume mentre combatte con i Cavalcalupi, eccetera) e alcuni punti focali della trama non sono stati centrati perfettamente. Tuttavia, l’amore e la dedizione di tutto il cast si respirano chiaramente, e le battaglie sono davvero senza precedenti. C’è da dire che il secondo capitolo della trilogia tolkieniana è senza dubbio il più debole, una sorta di anello di congiunzione tra il primo e il terzo, dove verranno tirate tutte le fila narrative. Non era facile realizzare un film di passaggio, come questo, ma direi che Peter Jackson è riuscito a fare del suo meglio. Inoltre, insistenti voci sulla rete affermano che il montaggio che abbiamo visto al cinema non è quello voluto dall’autore, che ha avuto delle discussioni molto serie con la produzione. Peter Jackson avrebbe voluto presentare un film di tre ore e mezza in versione cinematografica, ma la New Line ha voluto ridurlo a tre ore e rimontare alcune scene. Se questo è vero (e a giudicare dalle evidenti ingenuità di montaggio, io penso proprio che lo sia) allora non ci resta che attendere il DVD che uscirà prima di Natale, in cui potremo vedere l’edizione completa in quattro dischi del film, con il montaggio del regista ripristinato e tutte le scene tagliate al posto giusto. Può darsi che si tratterà di un prodotto completamente diverso e, auspicabilmente, molto migliore.

Posted in Recensioni di Film

Scheda

Titolo: Le Due Torri
Regia: Peter Jackson
Cast: Elijah Wood, Liv Tyler, Viggo Mortensen...
Soggetto: 90%
Sceneggiatura: 80%
Spettacolo: 100%
Complessivo: 90%
 

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