Storia Tragicamente Vera

November 18th, 2003 by David

La colonna sonora della vita

Stamattina, uscendo di casa per fare un paio di spese, mi imbatto in un’anziana signora che sta armeggiando con la serratura della porta dell’appartamento accanto. Appena mi vede, fa: “Ah, meno male che c’é lei, non riesco ad entrare in casa…”
Ovviamente, cerco di darle una mano. Prendo le chiavi e provo ad aprire.
Niente. La chiave non passa neppure.
Tiro fuori la maglite ed esamino la serratura. Sembra a posto. Riprovo una, due, tre volte. Niente. Non passa neppure. Il tema di MacGyver suona nello stereo del mio subcosciente.
Poiché i metodi convenzionali non funzionano, recupero la lente di ingrandimento (come? Cosa faccio con una lente di ingrandimento? Non chiedetemi con cosa giro in tasca, non vi piacerebbe la risposta!) ed esamino minuziosamente il meccanismo e la chiave.
FADE OUT tema di MacGyver e FADE IN titoli di testa di CSI.
“Whooo are you? Who-who, who-who…”
Ci sono cose di cui nemmeno Gil Grissom riuscirebbe a venire a capo.
Il tema di Mission Impossible di Lalo Schifrin rimaneggiato da Danny Elfman rimbomba nel subwoofer del mio cranio. Dopo 20 minuti di ferramenteria forense, ancora non riesco a capire come mai la chiave non entra nella serratura. Non vedo nemmeno segni di scasso. Forse dovrei recuperare la lampada UV per evidenziare eventuali indizi…
Nel frattempo tengo d’occhio la signora che è parecchio stanca e non vorrei mi sbacchettasse via mentre sto esaminando la sua porta. Mi viene in mente che il nostro balcone che dà sulla strada è abbastanza vicino a quello dell’appartamento inaccessibile, così FORSE potrei tentare di entrare dalla finestra. Siamo al quinto piano. Il DJ nel mio cranio cambia soundtrack:
Spider-man, spider-man, does whatever a spider can…
Naaaah. Non esiste che rischi l’osso del collo per una cosa del genere. Non mi chiamo Clark Kent. OK, la soluzione razionale è chiamare un fabbro. Peccato che il mio Natel (telefono cellulare per gli extra-elvetici) abbia la scheda scarica. L’unica è correre direttamente dal ferramenta più vicino (anche perché il telefono da casa sembra che abbia installato Windows XP, cioè non funziona); mi faccio dare il nome dalla signora. In quel momento mi accorgo che non è lo stesso marcato sulla porta. L’orribile realtà si schianta nel mio cervello come la cometa di Deep Impact.

“Uhm, signora, ma è sicura che sia QUESTA la porta di casa sua?” chiedo molto educatamente.
“Si, certo. Questo è il sesto piano, no?”
KABOOM!
“Veramente, signora, questo è il QUINTO piano…”

Le mura della realtà mi si distorcono intorno come in quel film di Proyas, Dark City. Da qualche parte nella mia testa, qualcuno gira la valvola che inonda il mio cervello con l’azoto liquido prima che la Bestia venga fuori e mi trasformi in un gigante di 5 metri in brache di tela strappate. Così, accompagno la cara signora alla sua porta, controllo che entri tranquilla e vinco la tentazione di murarla dentro per evitare un sequel dell’episodio. Rimasto solo sul pianerottolo, cerco la telecamera nascosta mentre la sigla di “Friends” mi suona nella testa.
È la realtà? No, è Matrix, scritta da Joey Tribbiani!

Aqua Velva, a me!

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