V Per Vendetta

March 21st, 2006 by abietto

Provocatori, sì… Ma fino a un certo punto…

Hugo Weaving nei panni di VInutile girarci troppo attorno: V Per Vendetta è stato un’occasione mancata.
Sono d’accordo sul fatto che un film, quando tratto da un’altra opera, debba essere giudicato in quanto tale e non in relazione all’opera originale. E sono d’accordo sul fatto che ogni autore ha una sua personale interpretazione dell’opera, che è poi il film che presenta al pubblico. Tuttavia, quando un’interpretazione personale risulta essere davvero molto distante, viene da chiedersi perché mantenere il richiamo a tale opera. Nel caso di questo film, per esempio, l’unico vero punto di contatto con il fumetto di Alan Moore e David Lloyd sembra essere il fatto che c’è un tizio vestito da Guy Fawkes che mette bombe. E quando tutte le scene più riuscite ed emozionanti sono quelle replicate precisamente dal fumetto, mentre quelle più deboli e illogiche sono frutto dei cambiamenti apportati dagli sceneggiatori e dal regista, viene da chiedersi perché mai siano stati introdotti dei cambiamenti in primo luogo, e perché non si siano limitati… a fare un film di V Per Vendetta!
A questo punto mi preme fare una dichiarazione: la trattazione seguente presenterà molti spoiler che riguarano la storia originale del fumetto. Se avete visto il film ma non avete (ancora) letto il fumetto non proseguite nella lettura. Vi consiglio caldamente di leggere questa graphic novel, che è un autentico capolavoro, e poi di rivedere il film. A quel punto, leggere questa recensione, probabilmente, sarà superfluo.
Cominciamo con la presentazione del personaggio di Evey. Nel fumetto gli agenti del Dito, cioè la polizia del Norsefire, la beccano per strada perché sola, affamata e senza prospettive né lavoro, ha deciso di provare l’unica via che sembra rimanere a una ragazza carina: la prostituzione. Per motivi inspiegabili questa parte è stata modificata e sostituita con motivazioni che non reggono (Evey sta andando a trovare il suo capo, che l’ha invitata a cena a casa sua), soprattutto considerando il clima di terrore e il coprifuoco imposto dal governo.
V e Evey nella Galleria delle OmbrePoi arriviamo a conoscere V. Nel fumetto, la sua “vendetta” è in realtà una sorta di paravento messo davanti agli occhi degli agenti governativi per sviarli e coprire le sue reali intenzioni: la distruzione del potere costituito attraverso la demolizione fisica di tutti i simboli di potere e di tutte le centrali di controllo del Norsefire. V è un estremista, è un anarchico, convinto che solo il fuoco purificatore della rivoluzione e l’inevitabile passaggio nel caos possano portare all’autentica anarchia, che è tutt’altro che caotica. Spiega queste cose in dettaglio e mostra chiaramente le sue motivazioni. Per quanto possiamo essere o meno d’accordo con lui, egli non compie errori ed è perfettamente coerente dalla prima vignetta all’ultima. Ma nel film le cose non stanno in questo modo: lo scopo di V è semplicemente quello di vendicarsi di coloro che lo hanno torturato nel campo di prigionia di Larkhill. Tutto il discorso politico sottostante è stato totalmente cancellato e sostituito con un’improbabile (e assolutamente ingiustificata, anche all’interno dell’economia narrativa del film) storia d’amore tra V e Evey.
Natalie Portman nei panni di Evey HammondV, insomma, nel film è un pazzo bombarolo vendicativo che osteggia il governo solo a livello personale, di risentimento individuale, senza alcuna coscienza politica di ciò che sta facendo. Alla fine dice a Evey che lui “si stava sbagliando” e che solo il fatto di essersi innamorato di lei gli ha fatto capire che oltre all’odio c’è la speranza e l’amore nella vita. Tutto ciò non solo è assurdo e, ripeto, ingiustificato (arriva come un fulmine a ciel sereno e viene supportato, a voler essere generosi, da un paio di scene brevissime e stiracchiate), ma cambia completamente la trama e il significato della storia! Là dove prima c’era un piano acuto e ingegnoso, ora ci sono atti casuali e inspiegabili (perché passare dieci anni a liberare una linea metropolitana per far saltare il Parlamento, quando la sua vendetta avrebbe potuto essere raggiunta con mezzi molto più semplici e diretti?), là dove prima c’era una rappresentazione perfetta della figura del Maestro, ora c’è una patetica figura di amante ferito e inavvicinabile… Là dove prima c’era il sogno di costruire qualcosa, ora c’è solo l’incubo del passato e della distruzione.
Tentando di rendere V più accettabile, ne hanno fatto, in realtà, un personaggio molto più negativo e vacuo.
V combatte contro gli uomini del «Dito»E tutto questo per non parlare del finale. Che senso ha “l’addestramento” di Evey, se così possiamo chiamarlo (e possiamo, decisamente) nella Shadow Gallery se poi lei non prende il posto di V alla guida della rivoluzione? Quando nel fumetto lei esce dalla prigione e si ritrova a casa di V, gli chiede: “Perché mi hai fatto questo?”, e lui risponde “Perché ti amo. Perché voglio che tu sia libera”. Nel film si trova a farfugliare qualcosa come “Beh, ma non mi avevi detto che non volevi più aver paura…?”. Patetico. E un attimo dopo Evey, inspiegabilmente, se ne va, borsa sulla spalla. Perché? A che è servito, allora, il parallelo tra V che esce da Larkhill e Evey che sale sul tetto del palazzo, sotto la pioggia?
Tutte le battute più belle e più indovinate nei dialoghi del fumetto sono state tagliate nel film e sostituite da versioni più maldestre e verbose. Eppure un fumetto è un media ben più vicino al cinema di quanto non sia, per esempio, un romanzo: volendo, gli sceneggiatori avrebbero avuto a disposizione una storia perfetta, dei dialoghi già scritti, una buona sceneggiatura e persino degli storyboard. Eppure hanno preferito calcare la mano su un aspetto molto più patinato e scintillante, su combattimenti spettacolari e su una fotografia magistrale, perdendo di vista che un film, in primo luogo, è una storia.
V Reloaded?Così come è stato presentato, V Per Vendetta non è, in realtà, una versione cinematografica del fumetto, è piuttosto una versione moderna del Fantasma dell’Opera (ma anche qui, arriva al massimo secondo, dopo il meraviglioso Il Fantasma del Palcoscenico di Brian de Palma) e risulta un intrattenimento carino e innocuo: tutte le interviste rilasciate dagli attori e dagli autori che promettevano un prodotto controverso sono risultate prive di senso. V non è controverso, è mainstream, poco coraggioso, privo di reale forza emotiva e privo di un qualsivoglia messaggio. Le scene con centinaia di persone con la maschera di V che vanno verso il parlamento ricordano la moltiplicazione dell’Agente Smith in Matrix, e i combattimenti sembrano riecheggiare dello stile di Kung Fu di Neo.
Non stupisce che Alan Moore si sia dissociato completamente dal progetto e si sia rifiutato anche solo di fare da consulente per i Wachowski. Perché fare da “consulente”? Lui aveva già scritto una sceneggiatura: sarebbe bastato seguirla.
Chi ha visto il film e non ha letto il fumetto, probabilmente giudicherà V Per Vendetta un film interessante e gradevole, soprattutto perché da un punto di vista tecnico (regia, fotografia, recitazione, effetti) è davvero notevole, e le parti in cui è aderente alla storia originale sono molto emozionanti e commoventi. Ma avendo in testa cosa questo film avrebbe potuto essere con un minimo di sale in zucca e con lo stesso identico livello di sforzo, non si può che scuotere la testa delusi.

Posted in Recensioni di Film

Scheda

Titolo: V Per Vendetta
Regia: James McTeigue
Cast: Natalie Portman, Hugo Weaving, Stephen Rea, John Hurt...
Sceneggiatura: 60%
Regia: 75%
Fedeltà: 40%
Complessivo: 55%
 

One Response

  1. Abietti si Nasce » Blog Archive » Attenzione: Spoiler

    [...] Snyder abbia modificato in modo abbastanza sostanziale il finale. Se ricordate la mia recensione di V for Vendetta potete immaginare quanto queste parole abbiano fatto salire un gelido brivido di morte sulla mia [...]

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