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“Dio mio, è pieno di stelle…”

February 4th, 2011 by abietto

L’hanno già scritto tutti: dopo i primi tre anni, la missione Keplero ha restituito dei dati sbalorditivi riguardo alla presenza di sistemi stellari con pianeti nella nostra galassia. La sonda ha coperto in tre anni soltanto alcune stelle di una zona marginale dello spazio osservabile dalla Terra (un quattrocentesimo della volta celeste) e ha scoperto (tra 156.000 stelle analizzate) 1.235 pianeti. Di questi, 68 sono simili alla Terra per dimensioni, 288 sono “super-terre”, 662 sono, per dimensioni, più simili a Nettuno, 165 simili a Giove e 19 addirittura più grandi di Giove. 54 di questi 1.235 pianeti sono nella “biozona”, cioè né troppo distanti né troppo vicini alla propria stella ma nella giusta “fascia” che permetta la presenza di acqua liquida e di atmosfera. Di questi 54, 5 sono simili alla Terra per dimensioni (e gli altri 49 vanno dalla stazza di “super-terre” a dimensioni maggiori di quelle di Giove). Diciamo che prendiamo in considerazione solo questi ultimi due dati e proviamo a fare qualche calcolo, partendo dal presupposto che ciò che Keplero ha osservato sia “tipico”, cioè non un caso speciale o particolare ma una buona rappresentazione statistica delle stelle della nostra galassia.
La Via Lattea ha, secondo le stime più recenti, circa 400 miliardi di stelle. Facendo una semplice proporzione, questo significa che potrebbe avere circa 138,5 milioni di possibili pianeti nella biozona della propria stella e, di questi, quasi 13 milioni potrebbero avere dimensioni simili a quelle della Terra.
E teniamo conto che la parte centrale della Galassia è molto più “densa” di stelle (per effetto gravitazionale l’una sull’altra e del buco nero supermassiccio che si trova al centro, le stelle risultano molto più vicine tra loro che non nei bracci galattici), e non è la parte osservata da Keplero (quindi sì, lo spazio preso come esempio potrebbe essere non rappresentativo in senso statistico, ma probabilmente in difetto). E teniamo anche conto che la risoluzione dei nostri macchinari potrà aumentare e migliorare sempre nel tempo, avendo più possibilità di cogliere nuovi pianeti su stelle sempre più lontane.
Non so se, nei vari siti, italiani e stranieri, dove è rimbalzata questa notizia, ci si è resi perfettamente conto delle conseguenze e delle implicazioni di tali dati. Ma ricordo che gente come Carl Sagan o Isaac Asimov aveva sempre parlato di stime molto più caute. Prendendo in considerazione vari valori statistici e facendo un calcolo pessimistico e ottimistico, si parlava della possibilità che in questo preciso momento ci siano, nella nostra galassia, da mille a un milione di civiltà tecnologiche, al nostro livello o leggermente superiore o inferiore.
Se la vita, come sembra essere da tutti i più recenti studi in materia, è qualcosa che si sviluppa automaticamente, come proprietà emergente di un sistema complesso, non appena si hanno le condizioni adatte alla sua comparsa, i dati di Keplero parlano di numeri superiori di almeno un ordine di grandezza rispetto alle stime più ottimistiche considerate finora dagli scienziati.
Okay. Ora mi fate il favore di prendere i migliori candidati tra quei cinque pianeti e puntare tutte le fottute orecchie del progetto SETI verso le loro coordinate? E vediamo di sbrigarci a realizzare un motore di Alcubierre, please?

Posted in Attualità, Scienza

2 Responses

  1. Oracolo dell'Ovest

    Non vi può esere alcun dubbio “matematico” sull’esistenza di forme di vita extraterrestre… D’altra parte in alcuni meteoriti e, più recentemente sotto forma di microfossili addirittura su Marte, è stata fatta la scoperta (anche se discussa) di aminoacidi (la base della vita) e di possibili “resti” di virus. L’esistenza di vita, tuttavia, non presuppone automaticamente quella di una “civiltà”, meno che mai tecnologica, per presupporre la quale occorrerebbe inserire nei calcoli (puramente matematici, appunto) un altro numero di infinite varianti legate agli aspetti evoluzionistici della vita stessa. Mi spiego: sulla Terra la tecnologia (dall’ascia di pietra ai radiotelescopi del SETI) si è sviluppata del tutto casualmente perché una piccola “scimmia” cacciata dal suo habitat ha scoperto che il pollice opponibile (nato per afferrare meglio i rami degli alberi su cui viveva) poteva servire a reggere anche un ramo spiccato dall’albero stesso ed usarlo come arma; il dover, poi, guardare se arrivava uno smilodonte sbirciando tra le alte erbe della savana ha favorito la stazione eretta, il graduale trasformarsi dello scheletro in tal senso ed il possibile sviluppo cranico, diventato più capiente ed in grado di contenere un cervello meglio organizzato. Tutta una serie di fortunate (per noi, per il pianeta un po’ meno) coincidenze che, altrove, potrebbero benissimo non essersi verificate. Pare essere un dato di fatto che, se appena le condizioni ambientali lo permettono, la materia inorganica tenda a mutarsi in Vita; la Vita stessa, poi, non appena appare è ricca di un’ostinata determinazione a sopravvivere e moltiplicarsi, ma, tendenzialmente, il metodo adottato è quello di selezionare forme sempre più compatibili con l’ambiente che le ha prodotte. Per cui è estremamente probabile che vi siano, sparsi per la nostra galassia, molti pianeti nei quali prosperano simil-scarafaggi, pseudo-limuli et similia. Se, poi, vogliamo credere che anche lo sviluppo dell’intelligenza sia un fattore di sopravvivenza che l’evoluzione prevede, magari avremo anche mondi in cui la razza dominante è rappresentata da delfini alieni… ma, anche se la MIA intelligenza non arriva a calcolare le probabilità matematiche dopo queste considerazioni, ho la tendenza a ritenere che la tecnologia possa essere “un incidente di percorso” tipicamente terrestre. D’altra parte sul nostro pianeta ci sono (secondo stime prudenziali) circa 30 milioni di specie attualmente viventi (e molte di più si sono estinte)… ed UNA SOLA ha sviluppato forme di tecnologia avanzata, in quanto, ai fini del discorso in atto, non conta molto che gli scimpanzé “peschino” le termiti con un fuscello e che l’uccello-tessitore realizzi nidi complessi.
    Puntiamo pure i radiotelescopi verso i punti del cosmo più promettenti, ma temo che, per incontrare un Alieno, dovremo recarci sul posto e, preferibilmente, dotati della capacità di riconoscere forme di vita e di intelligenza diverse dalla nostra… perché, in caso contrario, dato che gli Alieni in questione, magari, saranno grandi pensatori, ma privi di arti manipolatori con i quali costruire armi, finiremmo per considerali “animali” e trattarli come trattiamo i nostri complanetari evoluti in modo diverso da quello del sedicente Homo Sapiens Sapiens.
    In altri termini se la costruzione e l’uso di “macchine” fosse il nostro criterio di riconoscimento di una “civiltà” … speriamo che il motore Alcubierre non venga mai realizzato, così saremo costretti a rovinare solo casa nostra e gli Insettoidi Filosofi di HD113766 non finiranno come esotico piatto forte di un festino Bunga-Bunga.

  2. abietto

    Sì, certo, capisco il tuo ragionamento e hai perfettamente ragione… A parte il fatto che, ovviamente, mi fa piacere credere nella possibile esistenza di altre forme di vita intelligenti e tecnologiche, il mio ragionamento (tutto il mio ragionamento, a partire dai primi dati statistici) si basava sul presupposto che la Terra, al contrario, non sia un caso “speciale” in alcun modo, ma una rappresentazione “tipica” di quanto accade nel resto dell’universo (cercavo, insomma, di venire a patti con il cosiddetto “principio antropico”). Se ammettiamo che la vita si sia sviluppata su, diciamo, quindici milioni di pianeti abitabili (ammettendo un’età di tali pianeti compatibile con quella terrestre e quindi la possibilità di una forte deriva evoluzionistica delle forme di vita in essi contenuti), i numeri sono quindici milioni per trenta milioni di specie DIVISO un “coefficiente di sviluppo tecnologico” dato dalle difficoltà (più o meno presunte) che tale opportunità possa verificarsi. I numeri potrebbero essere a favore di una simile ipotesi. Se poi la vita è addirittura più comune di quanto si possa estrapolare da questi dati, la presenza di altre civiltà tecnologiche, a mio parere, diventa praticamente certa.
    Per ora, of course, sono discorsi di lana caprina… =)

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